Oggi Zoom vale più di 7 compagnie aeree

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Nel bel mezzo della pandemia di Covid19, centinaia di milioni di persone hanno dovuto imparare a socializzare e lavorare da casa, per ridurre spostamenti e contatti fisici. Chi ha giovato di più di fronte ad una crisi che ha indebolito il sistema economico mondiale è di certo anche una società di teleconferenza, fondata 9 anni fa, che ha avuto il boom di capitalizzazione in questi ultimi mesi. Stiamo parlando di Zoom Communication, società californiana che sarà l’esempio più dirompente di entità economica beneficiante della transizione in corso. 

Al 25 maggio 2020 la capitalizzazione sul mercato di Zoom è schizzata a circa 48 miliardi di dollari, nonostante i ricavi alla fine del 2019 ammontino a 623 milioni di dollari. Il dato più strabiliante è il confronto con le 7 compagnie aeree più grandi del mondo: da gennaio a maggio il valore azionario di Zoom è aumentato del 129%, in confronto a Lufthansa ha perso invece il 48 %, Air France il 54 %, American Airlines il 66 %, United Airlines il 73 %.  Queste compagnie danno lavoro a quasi un milione di persone  valgono adesso in borsa all’incirca 46 miliardi di dollari, ossia due miliardi in meno di Zoom, che ha meno di duemila dipendenti.

Secondo alcuni analisti ciò che distingue Zoom dalla concorrenza è l’interfaccia particolarmente intuitiva e la capacità di supportare fino a 100 partecipanti alle videocall nello stesso tempo. Grazie anche ad una furba attività di pierraggio l’app adesso è diffusissima tra studenti e professori in tutto il mondo. A margine di tutto c’è l’incredibile fortuna di una società che si è trovata un mondo intero costretto in casa, e a digitalizzare forzosamente le sue relazioni interpersonali, con un numero di utenti registrati passato dai 10 milioni del dicembre dell’anno scorso agli oltre 300 milioni dell’aprile 2020. Zoom avrà anche un prodotto molto utile, a volte problematico (con diversi bug che rendono incerta la riservatezza degli incontri) e persino sfizioso (ci sono stati matrimoni su Zoom e innumerevoli concerti). Ma i suoi  valori finanziari, con un titolo che al Nasdaq-100 vale quasi duemila volte gli utili, sono davvero difficili da giustificare: per capirci, il rapporto capitalizzazione/utili per Facebook è di 23 a uno e per Google è di 21 a uno.

Si tratta dunque di un eccesso di indicizzazione che fa scaturire domande sul modo in cui la crisi pandemica influenzerà il rapporto tra economia reale, grandi tecnologie e speculazione. In che modo l’industria del trasporto aereo degli Stati Uniti emergerà da una crisi finanziaria, mentre l’hi-tech acquisisce un peso fuori misura nel mercato azionario?

Se ci domandassimo cosa ci riserverà il futuro, potremmo solamente rispondere che tutto dipenderà dalla durata della crisi e dalla confluenza di fattori politici, legali ed economici. Il recente successo di Zoom è un prodotto delle sue circostanze, ma è ancora presto per capire se possa durare e trasformarsi in un gigante semi-monopolistico come Amazon.

Potrebbe anche accadere che il lavoro a distanza si consolidi a livelli inimmaginabili, e una maggiore consapevolezza ambientale, unita a un’accresciuta difficoltà di lavorare o studiare all’estero potrebbero di concerto trasformarsi in un vantaggio per Zoom e in un calo degli investimenti nel settore aereo. È anche possibile che una grave e prolungata carenza di capitali e una ritrovata consapevolezza sul climate change possano portare a ulteriori cambiamenti sul modo in cui si vola. Ma, come scrivono alcuni esperti consultati dal sito The conversation, è probabile che le preoccupazioni dei governi per i posti di lavoro prevarranno sulle preoccupazioni ambientali.

Sarà il tempo a dirci come si evolverà il mondo del lavoro. Intanto sappiamo che Hi-Tech ha avuto la sua impennata.