Gestire le HR: il ruolo chiave è dell'”intelligenza” umana

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Oggi le aziende sono chiamate ad affrontare una sfida a tutto tondo imposta soprattutto sulla trasformazione digitale. Nonostante ciò Maura Nesponi, in un’intervista rilasciata al quotidiano il Sole 24 Ore, ritiene che la gestione delle Human Resource sia una combinazione che va oltre l’applicazione intelligente delle tecnologie, affiancata anche dall’abilità di leggere e utilizzare le stesse in modo rilevante rispetto al contesto.

Il termine gestione, acquista secondo me, nell’epoca della digitalizzazione, un ruolo ancora più importante perchè prevede un intervento attivo sui valori e sulla cultura aziendale che stanno proprio alla base della modernizzazione e dell’innovazione tecnologica“, ha sottolineato la Nespoli. Quindi è emerso che la tecnologia non basta, è assolutamente necessaria, perchè può svolgere un ruolo chiave nel fornire una lettura più approfondita. Il ruolo chiave è rappresentato dall’intelligenza umana, sociale e relazionale. La “mano destra potenziata”, così definisce l’intelligenza artificale la Nespoli, non può sostituire l’intero corpo umano.

Dopo aver acquisito i talenti, attraverso il processo di selezione da parte delle HR, la vera sfida che le aziende italiane dovranno affrontare è di trattenerli e fare in modo che si sviluppino, che vengano valorizzati e fidelizzati per far si che diventino i nuovi leader del domani.”Vedo in Italia una realtà aziendale che ha fatto grossi passi avanti. I giovani sono sempre più disposti a muoversi e quindi il confronti si sposta su in terreno più ampio, verso imprese europee o addirittura mondiali”.

Qual è la giusta ricetta per le nostre aziende?

Credo che per un’organizzazione vincere questa sfida sia legato a tre fattori che permetteranno di soddisfare le esigenze delle diverse maturità aziendali: i valori e la cultura, la flessibilità. ovvero elasticità di orari, location e mobilità, il continuo apprendimento come opportunità di stimolo e miglioramento a tutti i dipendenti. Degli aspetti su cui l’Italia paga un ritardo rispetto all’Euro e agli altri Paesi, a causa della sua storia economica e culturale. Dovremmo solo dare un’accelerata in questa direzione“.